Il rispetto delle caratteristiche formali dell'edificio e del progetto approvato, ai sensi dell'art. 83 della L.R. n. 16/2008, costituisce un requisito essenziale per la realizzabilità di un intervento di ristrutturazione edilizia a mezzo di D.I.A. obbligatoria. Pertanto, le modifiche apportate all'immagine esterna dell'edificio, come la creazione di un unico terrazzo a pozzetto in luogo di tre, eccedono i limiti di cui all'art. 23, comma 1, lett. c), della medesima legge regionale, configurando una totale difformità dal titolo edilizio che legittima l'irrogazione della sanzione ripristinatoria prevista dall'art. 46 della L.R. n. 16/2008, a prescindere dalla valutazione circa la possibilità di applicare la sanzione pecuniaria sostitutiva, la quale costituisce una mera eventualità della fase esecutiva successiva all'ingiunzione di demolizione. L'accertamento della conformità delle opere sanzionate alla disciplina urbanistica non rappresenta un presupposto di legittimità dell'ordine di demolizione, essendo piuttosto rimesso all'eventuale procedimento di sanatoria avviato su istanza di parte ai sensi dell'art. 36 del D.P.R. n. 380/2001. Infine, l'omessa acquisizione del parere obbligatorio della Commissione per il paesaggio non inficia la legittimità dell'ordine di demolizione adottato in base al potere sanzionatorio edilizio, anziché a quello paesaggistico.