Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La domanda di risarcimento del danno da occupazione appropriativa, pur essendo ontologicamente diversa dalla domanda di indennità di espropriazione, può essere ritenuta ammissibile quando risulti implicitamente contenuta nell'atto introduttivo del giudizio, in cui siano stati prospettati fatti e richieste economiche riferibili a entrambe le fattispecie, e la sua formulazione espressa costituisca un mero chiarimento e precisazione delle originarie equivoche prospettazioni, senza integrare una domanda nuova. Ciò in quanto il contraddittorio risulta validamente instaurato sulle questioni relative al risarcimento del danno, che possono quindi essere esaminate nel merito. Inoltre, ai fini della decorrenza del termine di prescrizione dell'azione risarcitoria, rileva la data di scadenza del periodo massimo di occupazione legittima, e non quella di scadenza della dichiarazione di pubblica utilità, essendo sufficiente l'interruzione della prescrizione operata con il primo atto giudiziale, indipendentemente dalla natura della domanda ivi contenuta. Infine, la posizione del chiamato in causa, rispetto all'eccezione di prescrizione, deve essere autonomamente valutata, senza che l'esame di tale questione possa essere rinviato al prosieguo del giudizio.