Cassazione penale Sez. I sentenza n. 10559 del 23 marzo 2020

ECLI:IT:CASS:2020:10559PEN

Massima

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Il tentativo di omicidio aggravato dalla premeditazione si configura quando l'agente, con atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte della vittima, la colpisce ripetutamente con un'arma, proferendo espressioni minacciose, anche se l'evento letale non si verifica per circostanze indipendenti dalla sua volontà. In tali casi, la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, necessaria per l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, può essere desunta dalla concordanza degli elementi probatori, quali le dichiarazioni testimoniali che descrivono univocamente l'aggressione violenta, i danni arrecati al veicolo della vittima e la natura dell'arma utilizzata, senza che il giudice di merito debba fornire una valutazione analitica di ogni singolo elemento indiziario, essendo sufficiente una motivazione logica e coerente che dia conto della complessiva gravità del quadro probatorio a carico dell'indagato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. FIORDALISI Domenico - rel. Consigliere

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. CENTONZE Alessandro - Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 18/07/2019 del TRIB. LIBERTA' di CATANZARO;
udita la relazione svolta dal Consigliere DOMENICO FIORDALISI;
lette/sentite le conclusioni del PG CIRO ANGELILLIS;
Il PG conclude chiedendo che sia dichiarata l'inammissibilita' del ricorso.
udito il difensore.
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS) ricorre avverso l'ordinanza del 18/07/2019 del Tribunale di Catanzaro, che ha rigettato la richiesta di riesame ex articolo 3…

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