Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 21762 del 21 luglio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:21762PEN

Massima

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Il delitto di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309 del 1990, richiede l'esistenza di un vincolo associativo continuativo tra tre o più persone, allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti in materia di stupefacenti, con la predisposizione di una struttura e di mezzi adeguati per la realizzazione del fine criminoso. L'elemento costitutivo del delitto è rappresentato dall'esistenza di un vincolo associativo (pactum sceleris) di natura permanente, qualificato da un'organizzazione, anche minima e non necessariamente strutturata in modo gerarchico, ma comunque a carattere tendenzialmente stabile, destinata a perdurare dopo la consumazione dei singoli delitti programmati, nonché da un programma criminoso volto al compimento di una serie indeterminata di reati in materia di stupefacenti. L'accordo tra i diversi compartecipi all'associazione non deve necessariamente assumere la forma di un patto espresso, essendo sufficiente l'esistenza di fatto di una struttura organizzata tesa all'attuazione di un programma criminoso nel settore del traffico degli stupefacenti, in cui si innesti il contributo apportato dal singolo nella prospettiva del perseguimento dello scopo comune. Ai fini della ricorrenza della fattispecie, è del tutto irrilevante l'individuazione precisa del momento in cui si è realizzato il "pactum sceleris" tra i partecipanti, essendo sufficiente l'accertamento di "facta concludentia" quali i contatti continui tra gli associati, i rapporti di frequentazione, l'impiego di beni comuni necessari per le operazioni delittuose, le forme organizzative utilizzate, la commissione di reati rientranti nel programma criminoso e le loro specifiche modalità esecutive. Quanto alla condotta di partecipazione, trattandosi di un reato a forma libera, è necessaria e sufficiente una qualsiasi azione, eseguita con qualsiasi modalità, che risulti arrecare un contributo causale rispetto all'evento tipico, purché consapevole e apprezzabile sul piano causale in riferimento all'esistenza o al rafforzamento dell'associazione, anche se minimo e limitato nel tempo. In tema di esigenze cautelari, la presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza della custodia cautelare in carcere, di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p., è prevalente, in quanto speciale, rispetto alla norma generale stabilita dall'art. 274 c.p.p., sicché se il titolo cautelare riguarda i reati previsti dall'art. 275, comma 3, c.p.p., detta presunzione fa ritenere sussistente, salvo prova contraria, i caratteri di attualità e concretezza del pericolo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MENICHETTI Carla - Presidente

Dott. ESPOSITO Aldo - Consigliere

Dott. RANALDI Alessandro - Consigliere

Dott. BRUNO M. - rel. Consigliere

Dott. DAWAN Daniela - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 23/12/2019 del TRIB. LIBERTA' di BARI;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. MARIAROSARIA BRUNO;
lette le conclusioni del PG Dott. MARIA GIUSEPPINA FODARONI.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza resa in data 23/12/2019, il Tribunale di Bari, decidendo in sede di riesame, ai sensi dell'articolo 309 c.p.p., ha confermato il provvedimento del G.i.p. del Tribunale di Bari che ha disposto la misura della custodia cautelare in carc…

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