Il provvedimento della corte d'appello che, in sede di reclamo, confermi o revochi il decreto di rigetto di una istanza di fallimento, ai sensi dell'articolo 22 della legge fallimentare, anche nel testo modificato dal Decreto Legislativo 12 settembre 2007, n. 169, non è idoneo al giudicato e dunque è privo di carattere decisorio, con la conseguenza che non è impugnabile con ricorso (straordinario) per cassazione. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione è che il provvedimento della corte d'appello emesso in sede di reclamo avverso il decreto di rigetto di una istanza di fallimento, ai sensi dell'art. 22 della legge fallimentare, non ha carattere decisorio e pertanto non è impugnabile con ricorso per cassazione. Ciò in quanto tale provvedimento non è idoneo a formare giudicato, essendo suscettibile di essere modificato o revocato in un successivo giudizio di fallimento. La Corte ribadisce un orientamento consolidato, secondo cui il decreto della corte d'appello emesso in sede di reclamo fallimentare non ha natura decisoria e non è quindi impugnabile con il ricorso straordinario per cassazione, a prescindere dalle modifiche apportate all'art. 22 l. fall. dal d.lgs. n. 169/2007. Tale principio si fonda sulla natura interlocutoria e non definitiva del provvedimento, che non esaurisce la cognizione del tribunale sulla dichiarazione di fallimento, la quale può essere nuovamente richiesta e valutata in un successivo giudizio.