La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: La stazione appaltante, anche a prescindere dalle verifiche già effettuate, può revocare l'aggiudicazione definitiva in qualsiasi momento qualora accerti, con qualunque mezzo di prova, l'assenza di uno o più dei requisiti di partecipazione richiesti in capo all'aggiudicatario. Tale potere di autotutela, previsto dagli artt. 71 e 76 del D.P.R. n. 445/2000 richiamati dal disciplinare di gara, è funzionale a garantire il rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e parità di trattamento che devono informare le procedure di affidamento degli appalti pubblici. L'esercizio di tale potere non determina alcuna lesione delle posizioni giuridiche dei partecipanti, in quanto mira a ripristinare la legittimità della procedura di gara, assicurando la selezione dell'offerta economicamente più vantaggiosa da parte di un operatore in possesso di tutti i requisiti prescritti. Pertanto, l'annullamento in autotutela dell'aggiudicazione definitiva, ove motivato dalla carenza di requisiti in capo all'originario aggiudicatario, non dà luogo a responsabilità risarcitoria nei confronti di quest'ultimo, essendo tale provvedimento espressione di un potere-dovere dell'amministrazione volto a garantire il corretto svolgimento della procedura di gara.