La presentazione di documentazione affetta da falsità nell'ambito della procedura di emersione dal lavoro irregolare ex art. 103 D.L. n. 34/2020 costituisce motivo idoneo e sufficiente per il rigetto dell'istanza, in quanto la Pubblica Amministrazione non può non dare rilievo a comportamenti illeciti tesi ad eludere la legge, fatti salvi i provvedimenti di competenza dell'Autorità Giudiziaria sotto il profilo penale. Ciò in quanto l'art. 103, comma 20 del D.L. n. 34/2020 prevede, tra le finalità della procedura di emersione, il contrasto efficace ai fenomeni di concentrazione di cittadini stranieri in condizioni alloggiative inadeguate a garantire il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie e la prevenzione della diffusione del contagio da "Covid-19", nonché la tutela, in generale, della salubrità e sicurezza delle condizioni abitative. Pertanto, le disposizioni contenute nelle circolari ministeriali che hanno individuato la necessità del certificato di idoneità alloggiativa non hanno dato luogo a palese illogicità o violazione di legge, essendo finalizzate alla tutela delle condizioni di permanenza sul territorio nazionale del lavoratore straniero "regolarizzando". Inoltre, la mancanza di un documento ritenuto imprescindibile dal legislatore ai fini del rilascio del permesso di soggiorno rende vincolato il diniego di rilascio dello stesso, rendendo irrilevante il mancato coinvolgimento dello straniero nel procedimento conclusosi con l'impugnato diniego, trovando applicazione l'art. 21 octies, l. n. 241 del 1990 considerato che il procedimento non avrebbe potuto avere esito diverso.