Il provvedimento amministrativo di recupero di somme indebitamente percepite da un pubblico dipendente per lo svolgimento di attività extraistituzionale non autorizzata deve essere adeguatamente motivato, esplicitando il percorso logico-giuridico seguito dall'amministrazione per giungere alla decisione adottata. L'obbligo di motivazione è inteso in senso sostanziale/funzionale, nel senso che l'atto deve recare l'esternazione delle ragioni che hanno condotto all'adozione del provvedimento, in modo tale da consentire al destinatario di comprendere le motivazioni e, conseguentemente, di accedere utilmente alla tutela giurisdizionale. Pertanto, ove l'amministrazione si limiti a richiamare una mera "ricostruzione analitica" effettuata da un organo di polizia giudiziaria, senza adeguatamente confutare le specifiche argomentazioni del destinatario del provvedimento in ordine all'insussistenza dei requisiti per configurare l'esercizio di un'attività di impresa, il provvedimento risulta carente di motivazione e, conseguentemente, illegittimo. Ciò è ancor più evidente laddove gli accertamenti fiscali successivamente svolti dall'Agenzia delle Entrate abbiano escluso l'esercizio di un'attività commerciale da parte del pubblico dipendente.