Cassazione penale Sez. II sentenza n. 54246 del 1 dicembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:54246PEN

Massima

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Il danneggiamento di cose mediante violenza o minaccia alla persona integra il reato di cui all'art. 635 c.p., comma 1, anche a seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 7/2016, in quanto tale condotta non rientra nell'ambito dell'abolitio criminis prevista dalla riforma. Il giudice è pertanto tenuto a valutare la sussistenza del reato contestato, senza poter assolvere l'imputato per il solo fatto che il danneggiamento sia avvenuto nel contesto di una più ampia aggressione fisica. La norma incriminatrice, infatti, tutela non solo l'integrità della cosa, ma anche l'incolumità della persona offesa, sicché il danneggiamento realizzato con violenza o minaccia integra una fattispecie autonoma e distinta rispetto alle lesioni personali o ad altri reati contro la persona. Pertanto, il giudice deve accertare la responsabilità dell'imputato per il reato di danneggiamento, a prescindere dalla sussistenza o meno di altri reati, qualora la condotta contestata rientri nella previsione normativa vigente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMU Giacomo - Presidente

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. PAZZI Alberto - rel. Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Potenza;
nel procedimento contro;
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 78/2013 del 23.2.2017 del Giudice di Pace di Potenza;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Alberto Pazzi;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dr. Filippi Paola, che ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

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