Il dolo generico di riciclaggio si configura quando l'agente, consapevole della provenienza delittuosa dei beni, compie attività dirette a ostacolare l'identificazione della loro origine illecita, anche attraverso la sostituzione di componenti di veicoli rubati al fine di renderne più difficile la riconoscibilità. La condotta di ricettazione, invece, si caratterizza per il dolo specifico del fine di lucro, senza necessità di attività ulteriori volte a occultare la provenienza delittuosa. Pertanto, la qualificazione giuridica del fatto come riciclaggio o ricettazione dipende dall'accertamento dell'elemento soggettivo dell'agente, desumibile dalle modalità della condotta e dalle altre risultanze probatorie, senza che sia necessaria la dimostrazione della diretta partecipazione dell'imputato alle attività di falsificazione o occultamento. Inoltre, il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella concessione delle attenuanti generiche, che può essere sindacata in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza, non essendo necessaria un'analitica motivazione su tutti gli elementi di cui agli artt. 133 e 62-bis c.p.