Cassazione penale Sez. II sentenza n. 33808 del 19 luglio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:33808PEN

Massima

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Il tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso si configura anche quando la richiesta di denaro, pur non essendo accompagnata da esplicite minacce, evoca il vincolo mafioso e la connessa condizione di assoggettamento della vittima, in ragione del contesto ambientale in cui maturano le richieste, delle modalità dell'azione e delle circostanze concrete, senza che sia necessaria la menzione espressa dell'appartenenza dell'agente a un'associazione di tipo mafioso. La desistenza volontaria dal reato di tentata estorsione è esclusa quando la mancata consegna della somma richiesta non dipende da una libera scelta dell'agente, ma dalla ferma resistenza opposta dalla vittima, che rende gravemente rischiosa la prosecuzione dell'azione criminosa. Parimenti, non integra un recesso attivo la condotta dell'agente che, pur non presentandosi più di fronte alla vittima, abbandona il proposito criminoso non per una determinazione autonoma, ma per il timore di una possibile denuncia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CERVADORO Mirella - Presidente

Dott. DE SANTIS ((omissis)) - Consigliere

Dott. FILIPPINI Stefano - Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 15/12/2017 del TRIB. LIBERTA' di PALERMO;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dr. FABIO DI PISA;
sentite le conclusioni del PG Dr. LIGNOLA FERDINANDO il quale ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso:
Udito il difensore dell'indagato Avv. (OMISSIS) il quale ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con provvedimento in data 18/12/2017 il Tribunale di Palermo,…

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