Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10337 del 8 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:10337PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La minaccia proferita dall'imputato nel contesto di una lite di vicinato, anche se non accompagnata da condotte violente immediate, integra il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in quanto l'intimidazione verbale è idonea a condizionare indebitamente la libertà di autodeterminazione della persona offesa, precludendole il ricorso alla tutela giurisdizionale per la salvaguardia dei propri diritti. L'esimente della legittima difesa non è configurabile in tali ipotesi, poiché l'autore agisce in autotutela anziché avvalersi dei rimedi giudiziari previsti dall'ordinamento. Inoltre, la valutazione di attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, anche in relazione alla ricostruzione dell'accaduto, rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione non può essere censurata in sede di legittimità se sorretta da adeguata argomentazione e priva di vizi logici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CATENA Rossella - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 30/3/2015 della Corte d'appello di Firenze;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Luca Pistorelli;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Mignolo Olga, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
udito per la parte civile l'avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricor…

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