Il mutamento di destinazione d'uso di un immobile, realizzato in assenza di idoneo titolo abilitativo e comportante un incremento del carico urbanistico, costituisce una difformità essenziale rispetto al permesso di costruire originariamente rilasciato, la cui sanzione è l'ordine di demolizione ai sensi degli artt. 31 e 32 del d.P.R. n. 380/2001. La mancata comunicazione dell'avvio del procedimento, pur configurando un vizio di natura procedimentale, non determina l'annullamento dell'atto impugnato quando questo risulti comunque corretto nel merito, in applicazione dell'art. 21-octies, comma 2, della legge n. 241/1990. Le istanze di condono edilizio, se non riferite agli specifici abusi contestati, non sono idonee a impedire l'adozione dell'ordine di demolizione, il quale può essere adottato anche in pendenza di una successiva istanza di sanatoria ai sensi dell'art. 36 del d.P.R. n. 380/2001, senza che ciò infici la legittimità del provvedimento. L'omessa indicazione delle unità immobiliari interessate dagli abusi non comporta l'illegittimità dell'ordine di demolizione, essendo sufficiente l'individuazione dell'edificio e dei piani ove sono state realizzate le opere in difformità.