Cassazione penale Sez. V sentenza n. 11392 del 24 marzo 2021

ECLI:IT:CASS:2021:11392PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare la configurabilità del reato di minaccia, deve considerare il contesto e le circostanze in cui le espressioni minacciose sono state proferite, non essendo necessario che il soggetto passivo si sia effettivamente sentito intimidito. Anche frasi non univocamente minacciose possono assumere una portata intimidatoria quando valutate in relazione ai toni utilizzati e alla cornice di riferimento, in applicazione di un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il diritto di difesa dell'imputato di citare e far esaminare i propri testimoni trova un limite nel potere del giudice di escludere le prove superflue o irrilevanti, senza che ciò integri una violazione del diritto di difesa, purché il giudice motivi adeguatamente tale scelta. Avverso le sentenze di appello pronunciate per reati di competenza del giudice di pace non è ammesso il ricorso per cassazione per vizio di motivazione, in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - rel. Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

Dott. FRANCOLINI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 25/02/2019 del TRIBUNALE di AVELLINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. EDUARDO DE GREGORIO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. GIORDANO Luigi;
udito il difensore.
RITENUTO IN FATTO
Con la sentenza impugnata il Tribunale di Avellino ha confermato la pronunzia di condanna in primo grado alla pena di giustizia ed al risarci…

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