Il giudice amministrativo, nell'esercizio del proprio sindacato di legittimità sulle valutazioni tecniche espresse dalle commissioni esaminatrici di pubblici concorsi, può rilevarne l'irragionevolezza, l'arbitrarietà o la violazione del principio di parità di trattamento tra i concorrenti, senza che ciò comporti un'indebita invasione della sfera del merito amministrativo. Tuttavia, il giudice amministrativo non può sostituire la propria valutazione a quella dell'amministrazione, essendo tenuto a verificare soltanto se l'opzione prescelta dall'amministrazione rientri nella ristretta gamma di risposte plausibili alla luce delle scienze rilevanti e degli elementi di fatto. Qualora, a seguito di più giudicati di annullamento, emerga un'insanabile frattura del rapporto di fiducia tra amministrazione e cittadino, derivante da un agire reiteratamente capzioso, equivoco e contraddittorio da parte dell'amministrazione, il giudice amministrativo può ridurre progressivamente la discrezionalità amministrativa, anche tecnica, fino a disporre direttamente l'attribuzione del bene della vita al ricorrente, senza necessità di ulteriori valutazioni da parte dell'amministrazione, al fine di assicurare una tutela piena ed effettiva secondo i principi costituzionali e del diritto europeo.