Il tentativo di omicidio commesso per motivi di odio razziale, con l'utilizzo di un'arma clandestina, costituisce un grave reato che deve essere sanzionato con una pena detentiva significativa, anche in considerazione della personalità dell'imputato e delle modalità particolarmente spregevoli della condotta. La recidiva reiterata e specifica dell'imputato, già gravato da numerosi precedenti penali, giustifica un aumento della pena oltre la metà, in applicazione dell'art. 99, comma 4, del codice penale. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche è adeguatamente motivato dalla Corte di appello, che valorizza gli elementi di segno negativo, quali la gravità del fatto, l'uso di un'arma clandestina in pieno giorno e il disprezzo razziale, oltre alla personalità dell'imputato. La richiesta di sostituzione della pena detentiva con una misura alternativa, non rientrando tra le pene sostitutive previste dall'art. 545-bis c.p.p., è correttamente dichiarata inammissibile.