Cassazione penale Sez. II sentenza n. 21033 del 4 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:21033PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, può essere desunto dalla gravità e modalità di esecuzione dei fatti, nonché dalla personalità dell'indagato, come desumibile dai suoi precedenti penali, senza che sia necessario considerare il tipo di reato o una sua ipotetica gravità. Pertanto, il giudice può ritenere sussistente il pericolo di reiterazione del reato sulla base di elementi sintomatici della pericolosità dell'indagato, quali la contestazione di episodi analoghi commessi in sequenza temporale e in concorso con altre persone, nonché precedenti giudiziari, anche per reati diversi, che rivelino una scarsa capacità di attenersi alle prescrizioni imposte e un'attività illecita svolta in maniera non occasionale. Inoltre, il fallimento di un precedente programma terapeutico, nonostante l'esito positivo, può costituire un ulteriore elemento sintomatico della persistente pericolosità sociale dell'indagato, tale da giustificare il mantenimento di una misura cautelare più afflittiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COSENTINO Giuseppe M. Presidente del 13/05/2 -

Dott. CASUCCI Giuliano Consigliere SENTE -

Dott. GALLO Domenico Consigliere N. -

Dott. DE CRESCIENZO Ugo Consigliere REGISTRO GENER -

Dott. CHINDEMI Domenico rel. Consigliere N. 1399/2 -

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GI. FR. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 776/2009 TRIB. LIBERTA' di GENOVA, del 18/12/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. CHINDEMI Domenico;

sentite le conclusioni del PG Dott. D'ANGELO Giovanni che ha concluso per il rigetto del ricorso.

OSSERVA IN FATTO

Il Tribunale de…

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