Il provvedimento interdittivo antimafia è legittimo quando è fondato su un quadro indiziario grave, preciso e concordante, che riveli l'esistenza di collegamenti e cointeressenze del titolare o dei soci dell'impresa con soggetti appartenenti o contigui ad ambienti mafiosi, anche in assenza di una prova certa di un effettivo condizionamento dell'attività imprenditoriale da parte della criminalità organizzata. Ai fini dell'adozione dell'informativa antimafia, è sufficiente che emergano elementi che, secondo un giudizio di probabilità logica o di comune esperienza, possano far presumere una effettiva possibilità di ingerenza delle organizzazioni criminali negli affari dell'impresa, senza che sia necessaria la dimostrazione di un concreto condizionamento delle scelte gestionali. La ratio della normativa antimafia è quella della lotta alla criminalità organizzata, interesse pubblico preminente e prevalente rispetto a qualsiasi altro interesse, pubblico o privato. Il nuovo Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione non ha superato la logica preventiva dell'abrogato art. 10 del D.P.R. n. 252/1998, ma ne ha modificato, aggiornato ed integrato la disciplina della documentazione antimafia. La valutazione discrezionale compiuta dal Prefetto è legittima quando è sorretta da un quadro indiziario a carico del titolare o dei soci dell'impresa, intessuto da precise e serie circostanze sui contatti e le relazioni personali e di interesse economico intercorrenti con soggetti collegati alla malavita, destinatari di sentenze di condanna per reati rilevanti nel settore e precedenti interdittive antimafia, senza che sia necessaria alcuna ulteriore certezza assoluta dell'avvenuto condizionamento delle scelte imprenditoriali.