Il condono edilizio non è ammissibile per le opere abusive realizzate in assenza o in difformità del titolo edilizio su immobili soggetti a preesistenti vincoli ambientali, paesaggistici o simili e non conformi alla disciplina urbanistica locale, in quanto l'art. 32, comma 27, del decreto-legge n. 269/2003 esclude in modo tassativo la possibilità di sanatoria in tali ipotesi, anche in presenza di un precedente titolo edilizio annullato in sede giurisdizionale, il cui annullamento retroagisce rendendo l'opera realizzata sine titulo. L'eventuale affidamento del privato sulla validità del titolo edilizio, poi acclarato come illegittimo, non può influire sui rapporti con gli altri privati controinteressati, in quanto la situazione di affidamento si configura solamente nei confronti dell'annullamento in sede amministrativa e non in sede giurisdizionale, e pertanto non vincola il giudice chiamato a decidere sull'azione di annullamento. Inoltre, l'esaurimento della capacità edificatoria dell'area e il conseguente contrasto con lo strumento urbanistico locale costituiscono ulteriori ostacoli alla concessione del condono edilizio. La mancata comunicazione dell'avvio del procedimento, pur essendo una violazione formale, risulta irrilevante ai sensi dell'art. 21-octies della legge n. 241/1990, in quanto l'Amministrazione non dispone di alcun potere discrezionale in ordine alla richiesta di condono, dovendo limitarsi ad accertare la sussistenza dei presupposti di legge.