Il dolo del reato di falso documentale è integrato dalla consapevolezza dell'imputato circa l'esistenza di un procedimento penale a suo carico, di cui ha avuto conoscenza diretta attraverso la notifica degli atti e la nomina di un difensore di fiducia, senza che possa rilevare l'asserita rassicurazione della madre circa la rimessione di querela o la mancata comunicazione degli atti, atteso che l'imputato ha comunque scelto il rito abbreviato, dimostrando così di essere a conoscenza della pendenza del procedimento. La valutazione complessiva della personalità dell'imputato, desunta dai precedenti penali e dalla gravità concreta dei fatti, giustifica la congruità della pena inflitta, anche in assenza di una prognosi favorevole circa la sospensione condizionale della pena, già precedentemente concessa. Il vizio di travisamento della prova non è deducibile in sede di legittimità quando la Corte di appello abbia riesaminato e valorizzato lo stesso compendio probatorio già sottoposto al vaglio del primo giudice, giungendo alla medesima conclusione in termini di sussistenza della responsabilità dell'imputato.