Cassazione penale Sez. V sentenza n. 42761 del 10 ottobre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:42761PEN

Massima

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Il dolo di uso di atto falso non può essere desunto automaticamente dalla sola circostanza oggettiva del possesso o dell'utilizzo contemporaneo di documenti identici, ma richiede una specifica motivazione in ordine alla consapevolezza dell'imputato circa la falsità del documento, fondata su elementi di fatto che dimostrino effettivamente tale consapevolezza. La mera possibilità di verificare la falsità del documento o la conoscenza del concorrente non sono di per sé sufficienti a integrare l'elemento psicologico del reato, essendo necessario che l'imputato abbia avuto concreta occasione di accertare la falsità e che tale circostanza sia adeguatamente motivata dalla sentenza. Inoltre, l'esercizio del diritto di non rendere dichiarazioni agli agenti operanti non può essere considerato come indice di colpevolezza o di mancata credibilità delle successive dichiarazioni difensive, in assenza di ulteriori elementi probatori.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. GORJAN Sergio - rel. Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 24/11/2015 della CORTE APPELLO di TRIESTE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udito in PUBBLICA UDIENZA del 05/07/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dr. SERGIO GORJAN;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
La Corte d'Appello di Trieste con la sentenza impugnata, resa il 24.11 - 23.12.20…

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