Il giudice minorile, nel valutare l'applicazione di misure cautelari personali a carico di un imputato minorenne, deve tenere conto delle esigenze cautelari e dell'esigenza di non interrompere i processi educativi in atto, applicando la misura ritenuta più idonea e proporzionata all'entità del fatto e alla sanzione che si ritiene possa essere irrogata. La qualificazione del fatto come lieve, ai sensi dell'art. 73, comma 5, D.P.R. n. 309 del 1990, non preclude l'applicazione della misura del collocamento in comunità, trattandosi di una misura tassativamente prevista per i minorenni imputabili, indipendentemente dalla gravità del reato contestato. Il giudice, nel motivare la scelta della misura cautelare, deve operare un'attenta disamina degli elementi fattuali emersi, valutando anche la minore età dell'imputato e il suo ruolo rispetto agli eventuali concorrenti, al fine di adottare la soluzione più idonea a contemperare le esigenze cautelari e le finalità rieducative del processo penale minorile.