Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19276 del 8 maggio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:19276PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La circostanza attenuante della provocazione di cui all'art. 62 n. 2 c.p. non ricorre quando la sproporzione tra il fatto ingiusto altrui e il reato commesso è talmente grave e macroscopica da escludere o lo stato d'ira, ovvero il nesso causale tra il fatto ingiusto e l'ira, anche se il concetto di adeguatezza e proporzione non costituisce un connotato esplicito della circostanza attenuante. Inoltre, l'attenuante di cui all'art. 62 n. 5 c.p. richiede che la persona offesa abbia previsto e voluto l'evento dannoso come conseguenza della propria cooperazione attiva o passiva al fatto delittuoso dell'agente, e non si applica al mero antefatto della condotta penalmente rilevante. Il giudice, nel determinare la pena, deve valutare complessivamente le circostanze del caso concreto, tenendo conto della gravità del fatto, della personalità dell'imputato e dei suoi precedenti, al fine di individuare il trattamento sanzionatorio più adeguato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo Maria - Presidente

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - rel. Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 875/2011 CORTE APPELLO di VENEZIA, del 04/03/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 27/03/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

Udito il PG in persona del sost. proc. gen. dott. CEDRANGOLO Oscar il quale ha concluso chiedendo dichiarasi inammissibile il ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con la sentenza di cui in epigrafe, la corte di appello d…

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