Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La concessione edilizia in sanatoria ai sensi degli artt. 34 e 36 del D.P.R. n. 380/2001 e della L.R. n. 14/2009 è subordinata al rispetto di specifici requisiti oggettivi, tra cui la sussistenza del principio di doppia conformità, la continuità fisica tra le porzioni oggetto di ampliamento e quelle esistenti e legittimate, nonché la natura di "parziale difformità" delle opere realizzate rispetto al titolo abilitativo originario. L'assenza anche di uno solo di tali requisiti comporta l'inammissibilità dell'istanza di sanatoria, anche qualora il Comune non abbia preventivamente comunicato i motivi ostativi all'accoglimento, in quanto il provvedimento di diniego risulta comunque vincolato e non avrebbe potuto essere diverso. Pertanto, il Comune è legittimato a negare il permesso di costruire in sanatoria qualora l'immobile presenti una configurazione tale da richiedere l'esecuzione di ulteriori opere edilizie finalizzate a ricondurre le parti abusive nell'alveo della conformità urbanistica, in quanto ciò contrasterebbe con gli elementi essenziali dell'accertamento di conformità previsto dall'art. 36 del D.P.R. n. 380/2001.