La realizzazione di opere edilizie abusive in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, qualificate come ristrutturazione edilizia "pesante" comportanti aumenti di superficie utile lorda e volumetria, non consente l'applicazione della sanzione pecuniaria alternativa alla demolizione, in quanto la normativa vigente (art. 167 del d.lgs. n. 42/2004 e art. 199, comma 3, della l.r. Toscana n. 65/2014) impone la restituzione in pristino a cura e spese del responsabile dell'abuso, senza possibilità di sanatoria ex post. Il decorso del tempo tra la commissione dell'abuso e l'attività repressiva non genera un affidamento tutelabile alla conservazione della situazione di fatto abusiva, né richiede una motivazione rafforzata sull'interesse pubblico all'ordine di demolizione, essendo l'Amministrazione tenuta a esercitare il potere-dovere di tutela dell'interesse pubblico alla legalità urbanistica ed edilizia. Inoltre, la valutazione dell'unitarietà o pluralità degli interventi abusivi, ai fini della qualificazione giuridica e del relativo trattamento sanzionatorio, deve essere compiuta in base a un apprezzamento globale, considerando sia l'aspetto strutturale che quello funzionale, senza che rilevi l'artificioso frazionamento degli stessi o la presentazione di distinte istanze di condono.