Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12405 del 23 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:12405PEN

Massima

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Il reato di minaccia, qualora sia caratterizzato dall'ingiustizia del profitto con altrui danno e dalla consapevolezza dell'imputato di usare la minaccia per costringere il soggetto passivo ad un comportamento diretto a procurare al soggetto agente un ingiusto profitto, deve essere correttamente qualificato come tentata estorsione, reato di competenza del tribunale in composizione collegiale e non del giudice di pace. La minaccia, in tali casi, non è fine a sé stessa, ma strumentale al conseguimento di un ingiusto profitto, integrando gli elementi costitutivi della fattispecie di tentata estorsione, che si distingue dal reato di minaccia per la presenza dell'ulteriore elemento soggettivo della finalità di conseguire un profitto ingiusto. Pertanto, il giudice di pace, investito del reato di minaccia, deve riqualificare il fatto come tentata estorsione e trasmettere gli atti al tribunale competente per materia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LAPALORCIA Grazia - Presidente

Dott. PALLA Stefano - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI SALERNO;
nei confronti di:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 36/2009 GIUDICE DI PACE di EBOLI, del 22/01/2013;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/11/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. STEFANO PALLA;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso;
Udito il difensore Avv. ((omissis)).
FATTO E DIRITTO
Il Procur…

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