E' manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 548, secondo comma cod. proc. pen., che prevede l'obbligo dell'avviso di deposito alle parti della sentenza non depositata entro il trentesimo giorno o entro il diverso termine indicato dal giudice a norma dell'art. 544, terzo comma cod. proc. pen., sollevata in riferimento al principio di uguaglianza (art. 3 Cost.), poiché non sussiste disparità di trattamento fra l'ipotesi in cui il deposito avvenga entro il quindicesimo giorno (termine più breve sostituito all'art. 544 cod. proc. pen. dall'art. 6 D.L. 1 marzo 1991, n. 60, conv. legge 22 aprile 1991, n. 133) e quella in cui esso sia effettuato entro il trentesimo ed oltre il quindicesimo giorno dalla pronuncia. Anche in questo secondo caso, infatti, vale l'obbligo di provvedere alla comunicazione o alla notifica dell'avviso di deposito della sentenza non depositata nel termine previsto dalla legge, con la conseguenza che il termine per impugnare decorre dalla data in cui è eseguita la comunicazione o la notifica, e non già dalla scadenza dei quindici giorni successivi alla pronuncia della sentenza. La contraria interpretazione, basata sul mero tenore letterale dell'art. 548, secondo comma cod. proc. PEN.. e sul mancato coordinamento di esso con il novellato art. 544, secondo comma cod. proc. pen., prescinde dal criterio logico-sistematica ed appare del tutto irrazionale.