Il falso in dichiarazione sostitutiva di certificazione, pur essendo un reato di natura colposa, richiede la consapevolezza e volontarietà dell'agente di attestare il falso, non essendo sufficiente la mera negligenza o imperizia. Pertanto, il basso livello di scolarizzazione dell'imputato non esclude la sua piena consapevolezza del contenuto della dichiarazione, specie ove questa risulti essere stata redatta in modo sofisticato, con l'ausilio di terzi o comunque in maniera difforme dal modulo standard fornito dalla pubblica amministrazione. In tali casi, si presume che l'imputato abbia compreso il significato e la portata della dichiarazione resa, non potendo invocare il proprio deficit culturale per giustificare l'elemento psicologico del reato. La valutazione della sussistenza della consapevolezza e volontarietà dell'agente rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione non può essere censurata in sede di legittimità se non in caso di manifesta illogicità o contraddittorietà.