La concessione demaniale marittima, in quanto avente ad oggetto una porzione di suolo pubblico, è un provvedimento amministrativo ampiamente discrezionale, con il quale la competente pubblica amministrazione sottrae il bene all'uso comune e lo mette a disposizione di determinati soggetti. Il provvedimento di revoca o decadenza della concessione deve essere sorretto da una congrua motivazione in ordine ai mutamenti eventualmente intervenuti nella situazione di fatto, ovvero alle ragioni per cui una situazione, immutata sino a quel momento, debba essere considerata e valutata in modo diverso, rispetto alla valutazione effettuata al momento del rilascio della concessione stessa. L'art. 47 del Codice della Navigazione prevede che l'amministrazione possa dichiarare la decadenza del concessionario per mancata esecuzione delle opere prescritte o anche per non uso continuato o per cattivo uso, come nel caso di mutamento sostanziale non autorizzato dello scopo per il quale è stata fatta la concessione. Pertanto, la decadenza della concessione demaniale marittima può essere legittimamente disposta dalla pubblica amministrazione qualora il concessionario non abbia esattamente ottemperato agli obblighi previsti dalla concessione, anche in relazione all'utilizzo conforme dell'area concessa, senza che assuma rilievo la circostanza che in precedenza l'amministrazione abbia archiviato un analogo procedimento di decadenza, atteso che la pubblica amministrazione può sempre rivalutare la situazione e adottare un diverso provvedimento, purché adeguatamente motivato. Inoltre, la violazione delle garanzie partecipative previste dalla legge 241/1990 non sussiste quando, in realtà, non vi sia, sul piano sostanziale, una qualche possibile utilità della comunicazione di avvio del procedimento, essendo necessaria una valutazione di carattere non già meramente formale ma di carattere sostanziale.