Cassazione penale Sez. II sentenza n. 296 del 8 gennaio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:296PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, può essere desunto non solo dalla gravità del fatto, ma anche dalla modalità della condotta tenuta dall'imputato in occasione del reato, nonché dalla sua precedente condotta criminale, anche se la collaborazione processuale dell'imputato, pur se tardiva, può essere considerata come elemento attenuante, senza tuttavia far venir meno la valutazione complessiva della pericolosità sociale. Il giudice, nel motivare il provvedimento cautelare, deve effettuare una valutazione globale e complessiva di tutti gli elementi rilevanti ai fini della sussistenza delle esigenze cautelari, senza che la mancata immediata collaborazione dell'imputato sia di per sé determinante ai fini della valutazione della pericolosità sociale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETTI Ciro - Presidente

Dott. DAVIGO P. - rel. Consigliere

Dott. LOMBARDO Luigi - Consigliere

Dott. PELLEGRINO Andrea - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del 05/08/2014 del Tribunale di Palermo;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Piercamillo Davigo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile;

udito per l'imputato l'Avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso…

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