Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9230 del 8 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:9230PEN

Massima

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Il giudizio di diffamazione presuppone la prova certa dell'attribuzione delle espressioni offensive al soggetto imputato, nonché la dimostrazione di una proiezione offensiva delle valutazioni espresse nei confronti del soggetto leso. Tuttavia, qualora le dichiarazioni possano essere interpretate come riferite a un sistema generale, piuttosto che a un attacco specifico, e non emerga la volontà di ledere la reputazione del soggetto, il fatto non costituisce reato di diffamazione. Il giudice, nell'esaminare le risultanze processuali, deve valutare in maniera completa e articolata la provenienza e il significato delle espressioni utilizzate, al fine di accertare l'effettiva sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, senza poter essere censurato in sede di legittimità per una conclusione che non risulti contrastante con il contenuto degli elementi esaminati né logicamente censurabile.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTELLA Mario - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - rel. Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giaco - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) BO. AN. ER. , N. IL (OMESSO);

contro

1) B. L. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 3303/2007 CORTE APPELLO di FIRENZE, del 03/12/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 18/11/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Galassi A., che ha concluso per l'ina…

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