Il falso ideologico in atto pubblico, ai fini dell'applicazione dell'aggravante di cui all'art. 476, comma 2, c.p., richiede che la falsità investa fatti che il pubblico ufficiale riferisce "come visti, uditi o direttamente da lui compiuti", e non meri apprezzamenti o valutazioni. La semplice qualifica di "atto pubblico" non è sufficiente, essendo necessario che la falsità riguardi il contenuto fidefacente dell'atto, ai sensi dell'art. 2700 c.c. Pertanto, la falsa attestazione di una diagnosi o della sua urgenza, pur potendo integrare il reato di falso ideologico, non rientra nell'ipotesi aggravata di cui all'art. 476, comma 2, c.p., in quanto tali elementi non costituiscono fatti attestati dal pubblico ufficiale come direttamente percepiti o compiuti, ma piuttosto valutazioni soggettive. In assenza della contestazione espressa dell'aggravante, il reato è pertanto soggetto alla prescrizione ordinaria.