Le disposizioni della legge 23 aprile 1981 n. 154, nell`abrogare, tra gli altri, L`art. 15 del T.U. delle leggi per la composizione e l`elezione degli organi delle amministrazioni comunali, approvato con D.P.R. 16 maggio 1960 n. 570, e nel disciplinare come causa di incompatibilita` l`ipotesi delle "lite pendente", in precedenza prevista come causa di ineleggibilita`, ha dato rilievo determinante al dato formale della pendenza di una effettiva controversia giudiziaria, con la conseguenza che il giudice del contenzioso elettorale, davanti al quale venga dedotta la questione, deve valutare la concreta sussistenza della detta effettivita` - senza arrestarsi al solo elemento della pendenza della lite - ed escluderla in presenza di tutti quegli atti che implicano il sostanziale venire meno del conflitto - quale la transazione, la rinuncia agli atti del giudizio da parte del neo eletto, la mancata ratifica della delibera di giunta per la promozione dell`azione contro il privato - ovvero la manifesta infondatezza (configurabile solo quando la pretesa risulti priva di fondamento anche ad un esame superficiale, per inesistenza o impossibilita` del "petitum" o per mancanza di "causa petendi") o il carattere pretestuoso della lite (inteso come artificiosa e maliziosa creazione di una situazione di fatto diretta a danneggiare il candidato), emergenti ad una delibazione di elementi di tale evidenza ed inequivocita` da escludere qualsiasi invasione della "potestas iudicandi" propria del giudice davanti al quale pende la controversia dedotta con causa di incompatibilita`.