Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10035 del 1 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:10035PEN

Massima

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Il comportamento di minaccia verbale, anche se non direttamente rivolto alla persona offesa ma comunicato a un suo familiare, integra il reato di minaccia qualora sia idoneo a suscitare nella vittima un fondato timore per la propria incolumità, essendo sufficiente che l'autore abbia contato sul fatto che il destinatario finale delle minacce ne venisse a conoscenza. Pertanto, la condanna al risarcimento del danno civile per il reato di minaccia è legittima anche in assenza di una comunicazione diretta tra l'autore e la persona offesa, purché le espressioni intimidatorie siano state pronunciate in modo da essere percepite dalla vittima o da un suo familiare presente nella medesima circostanza. La prescrizione del reato non può essere dichiarata quando il termine è stato sospeso per effetto di un rinvio del processo richiesto dalla difesa, anche se tale rinvio sia intervenuto in una fase precedente del procedimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. SCARLINI Enrico V. - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/01/2015 del TRIBUNALE di FOGGIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/01/2017, la relazione svolta dal Consigliere Dr. ENRICO VITTORIO STANISLAO SCARLINI;
Udito il Procuratore Generale in persona del GIOVANNI DI LEO, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
uditi, l'avv. (OMISSIS), per la parte civile, che ha …

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