Il servizio militare obbligatorio, pur essendo stato sospeso in via generale, continua ad essere previsto in specifiche situazioni e casi eccezionali anche in tempo di pace, ai sensi della legge n. 331 del 2000. Di conseguenza, il reato di mancata chiamata alle armi, disciplinato dagli artt. 151 e 154 c.p.m.p., non è stato abolito e, pertanto, si applica il quarto comma dell'art. 2 c.p., secondo cui si applica la legge più favorevole al reo, salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile. Tale principio si fonda sulla considerazione che, nonostante la sospensione generalizzata del servizio militare obbligatorio, permangono specifiche ipotesi in cui tale obbligo sussiste, con la conseguente permanenza della rilevanza penale della condotta di mancata presentazione alla chiamata alle armi. In tali casi, il giudice è tenuto a valutare, ai sensi dell'art. 2 c.p., quale sia la disciplina più favorevole al reo, al fine di assicurare il rispetto del principio di legalità e di irretroattività della legge penale sfavorevole. Tale soluzione interpretativa consente di contemperare l'esigenza di tutela dell'ordinamento militare con il principio di favor rei, evitando di applicare una disciplina penale più severa a fronte di una modifica legislativa che, pur avendo sospeso il servizio militare obbligatorio in via generale, ne ha mantenuto la previsione in specifiche ipotesi eccezionali.