Il tentativo di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, ai sensi degli artt. 56, 48 e 480 c.p., richiede che il pubblico ufficiale, una volta indotto in errore dalle false dichiarazioni del privato, ponga in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco all'emissione dell'atto ideologicamente falso; il mero inganno del privato, senza che il pubblico ufficiale abbia compiuto alcuna attività finalizzata al rilascio dell'atto falso, non integra il tentativo di falsità ideologica del pubblico ufficiale, ma al più un autonomo reato a carico del privato. Pertanto, le false dichiarazioni del privato circa la conclusione dei lavori entro il termine previsto per l'applicabilità del condono edilizio non costituiscono atti idonei ad indurre in errore i competenti organi comunali, qualora l'induzione in errore non si sia verificata e l'autorità competente, a seguito dei necessari accertamenti, abbia emesso un provvedimento di demolizione del manufatto, senza avviare il procedimento finalizzato al rilascio della concessione in sanatoria.