Il reato di truffa aggravata e continuata in danno di un ente pubblico si configura quando i dipendenti dello stesso, mediante false dichiarazioni sui carichi di famiglia inserite nei moduli per gli assegni familiari, ottengono indebitamente maggiorazioni retributive, realizzando un meccanismo fraudolento fin dall'origine destinato a protrarsi nel tempo. Tale condotta integra gli estremi di un reato a consumazione prolungata, per cui il momento consumativo e il dies a quo del termine prescrizionale coincidono con la cessazione dei pagamenti non dovuti, perdurando il reato e incrementandosi progressivamente il danno fino a tale momento. La responsabilità penale degli imputati è ravvisabile anche in assenza del materiale ritrovamento dei moduli ANF falsificati, essendo sufficiente la prova della percezione indebita degli assegni familiari, non potendo tale condotta essere giustificata da eventuali errori o omissioni dell'ente danneggiato, atteso il ruolo centrale del responsabile dell'ufficio paghe nel meccanismo fraudolento. La costituzione di parte civile dell'ente danneggiato è rituale anche in assenza di una specifica procura, essendo sufficiente la qualifica del soggetto agente quale legale rappresentante. Il trattamento sanzionatorio deve tenere conto della gravità della condotta, della lunga durata del reato e dell'entità del danno economico arrecato all'amministrazione, senza che assumano rilievo l'incensuratezza degli imputati o l'esito favorevole di controversie di lavoro precedentemente instaurate.