Cassazione penale Sez. I sentenza n. 47056 del 23 dicembre 2021

ECLI:IT:CASS:2021:47056PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, quale presupposto per l'applicazione della custodia cautelare in carcere, deve essere valutato in concreto e con riferimento all'attualità della potenzialità criminale dell'indagato, desumibile dalla gravità dei fatti, dalle modalità di commissione del reato e dalla personalità dello stesso. Pertanto, il giudice deve motivare adeguatamente in ordine all'inidoneità di misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari, a contenere il predetto pericolo, anche in presenza di possibili prescrizioni limitative delle comunicazioni con l'esterno, laddove il profilo soggettivo dell'indagato e le concrete circostanze del caso rendano facilmente aggirabile l'applicazione di tali prescrizioni. Il principio di adeguatezza e proporzionalità della misura cautelare impone al giudice di scegliere la misura meno afflittiva tra quelle astrattamente idonee a tutelare le esigenze cautelari, purché tale scelta risulti congruamente motivata sulla base degli elementi indiziari acquisiti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TARDIO Angela - Presidente

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

Dott. CAPPUCCIO Daniela - Consigliere

Dott. CENTONZE Alessandro - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del Tribunale del riesame di Trieste in data 23/2/2021;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Carlo Renoldi;
letta la requisitoria scritta, presentata ai sensi del Decreto Legge n. 137 del 2020, articolo 23, comma 8 con cui l'Avvocato Generale, Dott. Gaeta Pietro, ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con or…

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