Il mancato rispetto del termine perentorio per la notifica del ricorso in appello e del decreto di fissazione dell'udienza, previsto dall'art. 435 c.p.c. nel rito del lavoro, determina l'improcedibilità dell'impugnazione, senza possibilità per il giudice di assegnare un termine per provvedervi, in quanto tale omissione lede la legittima aspettativa della controparte al consolidamento, entro un termine predefinito e ragionevolmente breve, di un provvedimento giudiziario già emesso. Ciò in ragione della peculiare natura del processo del lavoro, ove la notifica del ricorso assolve unicamente la funzione di consentire l'instaurazione del contraddittorio, a differenza di quanto previsto per il primo grado, e della necessità di garantire la ragionevole durata del processo e la certezza dei rapporti giuridici. Pertanto, la mancata notifica del ricorso in appello e del decreto di fissazione dell'udienza, senza che l'appellante adduca un giustificato impedimento ai fini della rimessione in termini ex art. 153 c.p.c., comporta l'improcedibilità dell'impugnazione, dichiarabile anche d'ufficio dal giudice, in quanto l'omissione lede l'affidamento della controparte al consolidamento di un provvedimento già emesso entro un termine predefinito e ragionevole.