Il ricorso per cassazione non costituisce un terzo grado di giudizio volto a censurare la mera ingiustizia della sentenza impugnata, ma è un rimedio impugnatorio a critica vincolata ed a cognizione determinata dal contenuto della decisione e dall'ambito della denuncia attraverso il vizio o i vizi dedotti. Pertanto, il ricorso per cassazione è inammissibile qualora non attinga la ratio decidendi posta dalla corte territoriale a fondamento della decisione, come nel caso in cui il provvedimento del tribunale sia dichiarato inappellabile ai sensi del D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 35-bis, applicabile ratione temporis alla fattispecie in esame. In tali ipotesi, il ricorrente non può dedurre inammissibilmente temi non esaminati dalla sentenza impugnata, ma deve censurare specificamente la ratio decidendi relativa all'inappellabilità del provvedimento. Inoltre, sussistono i presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per l'impugnazione, se dovuto, ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater.