La dichiarazione falsa resa dal privato alla pubblica amministrazione, idonea ad indurre in errore il pubblico ufficiale, integra il reato di falsità ideologica per induzione di cui agli articoli 48 e 480 c.p., a prescindere dalla configurabilità del reato di falso ideologico del privato in atto pubblico di cui all'articolo 483 c.p. Infatti, per la sussistenza del reato di falsità ideologica per induzione, è sufficiente che il privato abbia reso una dichiarazione non veritiera, senza necessità di una specifica autocertificazione, purché tale dichiarazione sia stata concretamente idonea a trarre in inganno il pubblico ufficiale nell'adozione del provvedimento amministrativo. Tuttavia, la mera mancata utilizzazione successiva della rimessa, dichiarata idonea dal privato, non integra di per sé il reato di falsità ideologica, in quanto tale circostanza non attiene alla veridicità della dichiarazione resa in sede di richiesta del provvedimento, ma piuttosto all'inadempimento degli obblighi scaturenti dal rilascio dell'autorizzazione amministrativa.