Il ricorso avverso la sentenza di condanna del giudice di pace, che deduca anche vizi di motivazione in punto di prova, estende i suoi effetti alle statuizioni civili dipendenti dalla condanna penale, in applicazione dell'articolo 574, comma 4, c.p.p., il quale prevede che l'impugnazione dell'imputato contro la pronuncia di condanna penale estende i suoi effetti alle statuizioni civili dipendenti dalla condanna, alla luce del dettato dell'articolo 185 c.p. Tale principio, consolidato nella giurisprudenza di legittimità, si applica anche nel procedimento davanti al giudice di pace, in quanto la qualificazione dell'atto di impugnazione come appello o ricorso non dipende dalla denominazione utilizzata dall'imputato, ma dalla natura delle censure dedotte, essendo sufficiente che l'imputato abbia contestato la sentenza di condanna, anche solo in punto di prova, per estendere gli effetti dell'impugnazione alle statuizioni civili. Pertanto, il giudice di merito, ove ritenga la sentenza del giudice di pace inappellabile, non deve dichiararla inammissibile, ma deve limitarsi a trasmettere gli atti alla Corte di Cassazione, in applicazione dell'articolo 568, comma 5, c.p.p.