Il pubblico dipendente che attesta falsamente la propria presenza in ufficio, mediante l'utilizzo improprio del sistema di rilevazione delle presenze, integra il reato di truffa aggravata ai danni dell'amministrazione pubblica di appartenenza, anche in assenza di un danno economico diretto, in quanto tale condotta incide sull'organizzazione e l'efficienza del servizio pubblico, compromettendo gravemente il rapporto fiduciario tra l'ente e il suo dipendente. L'abitualità e la prolungata durata del comportamento lesivo, nonché il pregiudizio all'immagine dell'amministrazione, escludono l'applicabilità della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. Inoltre, le videoregistrazioni effettuate dalla polizia giudiziaria in luoghi di lavoro pubblici, aperti o esposti al pubblico, per esigenze lavorative e non, sono qualificabili come prova atipica ai sensi dell'art. 189 c.p.p. e sono utilizzabili senza necessità di autorizzazione preventiva del giudice, in quanto la tutela della riservatezza è recessiva rispetto alle esigenze dell'accertamento penale. Infine, il disturbo ossessivo-compulsivo del dipendente pubblico, pur incidendo sulla sua condotta, non integra un'infermità di mente tale da escludere o diminuire la sua imputabilità, qualora non sia dimostrato il suo trasmutarsi in una patologia psichiatrica più grave.