Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare i ricorsi proposti avverso gli atti di un Comune relativi alla realizzazione di una grande struttura commerciale di vendita non alimentare, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. L'applicazione della procedura di variante urbanistica semplificata prevista dall'art. 5 del D.P.R. n. 447/1998 è esclusa per le medie e grandi strutture di vendita ai sensi dell'art. 8, comma 3, del D.P.R. n. 160/2010, che ha abrogato il precedente D.P.R. n. 447/1998. Pertanto, il Comune è tenuto ad applicare la disciplina del D.P.R. n. 160/2010 anche nelle Regioni, come la Sicilia, che hanno mantenuto il rinvio all'art. 5 del D.P.R. n. 447/1998 nell'ambito della propria legislazione regionale. 2. Il Consiglio comunale, nell'esercizio della propria discrezionalità in materia di pianificazione urbanistica, può legittimamente rigettare una proposta di variante urbanistica per la realizzazione di una grande struttura commerciale, ritenendo preferibile localizzare tali strutture in aree già destinate a zone produttive, ove siano disponibili idonei spazi, anziché in zone agricole, al fine di favorire lo sviluppo degli esercizi di vicinato e garantire un ordinato assetto del territorio. 3. Le scelte di pianificazione urbanistica e commerciale operate dal Comune, nell'ambito della propria discrezionalità, non possono essere sindacate in sede giurisdizionale, salvo che non siano affette da errori di fatto o da manifesta illogicità. 4. La mancata trasmissione, entro il termine di 180 giorni, della deliberazione comunale di adozione del Piano Urbanistico Commerciale all'Assessorato Regionale competente, prevista dall'art. 5, comma 5, della l.r. n. 28/1999, non determina l'inesistenza o l'inefficacia del piano, in assenza di una espressa previsione normativa che ricollega a tale omissione la sanzione della nullità o dell'illegittimità dell'atto.