Cassazione penale Sez. II sentenza n. 19380 del 26 giugno 2020

ECLI:IT:CASS:2020:19380PEN

Massima

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Il provvedimento cautelare di custodia in carcere può essere mantenuto nei confronti di un soggetto condannato per il reato di associazione di tipo mafioso, nonostante l'intervenuta dissoluzione del clan di appartenenza, qualora emergano elementi processuali recenti che dimostrino la concreta operatività del sodalizio criminoso e il perdurante pericolo di recidiva. La valutazione delle condizioni familiari del soggetto, come l'esistenza di prole minorenne, non è idonea a giustificare un'attenuazione della misura cautelare, ove non ricorrano i presupposti di legge per l'applicazione di misure meno afflittive. Il giudice, nel disporre il mantenimento della custodia in carcere, deve adeguatamente motivare in ordine alla persistenza delle esigenze cautelari, valorizzando gli elementi processuali più recenti e concreti, a prescindere da pregresse pronunce favorevoli all'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Presidente

Dott. MANTOVANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE SANTIS ((omissis)) - Consigliere

Dott. CIANFROCCA Pierluigi - Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - est. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 17/10/2019 del Tribunale di Bari;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione della causa svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1.Con il provvedimento in epigrafe, il Tribunale di Bari accoglieva l'appello del Procu…

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