Ricorre l'ipotesi di ineleggibilità per lite pendente - di cui all'art. 15, n. 6, del D.P.R. 16 maggio 1960, n. 570 - quando, all'epoca delle elezioni comunali, l'eletto alla carica di consigliere comunale sia stato condannato dal giudice penale per il reato di costruzione senza licenza edilizia, e, quindi, per un illecito, qualificabile anche come illecito amministrativo, che impone al sindaco di ordinare, nell'esercizio del potere di autotutela amministrativa, la riduzione in pristino delle costruzioni e la demolizione delle opere abusivamente realizzate e, in via sostitutiva, nel caso di impossibilità, di irrogare, nell'esercizio della potestà punitiva assegnatagli dall'ordinamento, le sanzioni amministrative pecuniarie, potendo ragionevolmente prevedersi l'impugnativa di tali provvedimenti innanzi al giudice amministrativo, e, quindi, l'instaurazione da parte dell'eletto di un processo giurisdizionale amministrativo. Ne vale a escludere l'ineleggibilità l'eventuale, ipotetica possibilità di una futura licenza in sanatoria o di un comportamento acquiescente del trasgressore rispetto ai provvedimenti amministrativi, poiché tali circostanze, per avere rilevanza giuridica, dovrebbero sussistere al momento della convalida dell'elezione.