Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23618 del 25 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:23618PEN

Massima

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Il giudice di merito è tenuto a fornire una motivazione adeguata e coerente per ciascun capo di imputazione, senza poter fare riferimento a ragionamenti già svolti per altri capi, in quanto le condotte contestate sono distinte e richiedono una specifica valutazione probatoria. In particolare, quando il reato di diffamazione è commesso attraverso l'utilizzo di social media, come Facebook, il giudice non può liquidare tale imputazione con le medesime argomentazioni adottate per la diffamazione realizzata con altre modalità, essendo necessaria un'autonoma e approfondita motivazione che dia conto delle peculiarità del mezzo di comunicazione utilizzato. La mancanza di una motivazione specifica sulla diffamazione via social network determina l'annullamento della sentenza con rinvio per un nuovo esame di tale capo di imputazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI PALERMO;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
inoltre:
PARTE CIVILE;
avverso la sentenza del 22/07/2016 del GIUDICE DI PACE di TERMINI IMERESE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. AMATORE ROBERTO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostit…

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