Cassazione penale Sez. II sentenza n. 10545 del 10 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:10545PEN

Massima

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Il tentativo di reato si configura quando gli atti compiuti dall'agente, valutati obiettivamente e indipendentemente dalle sue intenzioni soggettive, risultano idonei e univoci a realizzare il delitto, pur non essendosi verificato l'evento finale per cause indipendenti dalla sua volontà. Il giudice, nel valutare la sussistenza del tentativo, non può basarsi esclusivamente sulle dichiarazioni dell'imputato circa i suoi propositi interni, ma deve fare riferimento agli elementi oggettivi della condotta, desumibili dalle modalità e dalle circostanze del fatto. Ai fini dell'applicazione di una misura cautelare, il pericolo concreto di reiterazione del reato può essere desunto non solo dalla gravità e dalle modalità della condotta delittuosa, ma anche da una prognosi negativa sulla personalità dell'agente, fondata su elementi obiettivi che rivelino un habitus delinquendi. La diversa posizione processuale degli indagati, come l'incensuratezza di taluni di essi, deve essere adeguatamente considerata dal giudice nella motivazione del provvedimento cautelare.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. DE CRESCENZIO Ugo - Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Avv. Pasquino Giuseppe del Foro di Vibo Valentia, nell'interesse di NI. Zv. nata a (OMESSO);

avverso l'ordinanza del Tribunale per il riesame di Catanzaro, in data 9/10/2008;

Sentita la relazione della causa fatta dal Consigliere Dott. Domenico Gallo.

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale, Dr. Giovanni D'Angelo, il quale ha concluso chiedendo il rigetto.

osserva:

MOTIV…

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