Il Comune, nell'esercizio della propria potestà legislativa concorrente in materia di commercio, può adottare un regolamento che disciplini l'attività di somministrazione di alimenti e bevande, prevedendo la suddivisione del territorio comunale in ambiti territoriali caratterizzati da particolari condizioni di concentrazione delle attività commerciali e di elevati livelli di pressione antropica e/o di eventuali vincoli di tutela, all'interno dei quali non è consentito il rilascio di nuove autorizzazioni per l'esercizio di tale attività. Tale previsione regolamentare, finalizzata a contemperare il corretto svolgimento della libera concorrenza con esigenze di tutela storico-artistica, architettonica, paesaggistica e ambientale dei luoghi, non è manifestamente illogica né viziata da eccesso di potere, in quanto risponde a criteri oggettivi e ragionevoli, nel rispetto dei principi di cui all'art. 64, comma 3, del d.lgs. n. 59/2010, attuativo della direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno. Il diniego di rilascio di nuova autorizzazione per l'attività di somministrazione di alimenti e bevande, adottato in applicazione di tale disciplina regolamentare, costituisce pertanto esercizio di potere vincolato e non è illegittimo.