La partecipazione ad un'associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina di donne extracomunitarie da avviare alla prostituzione, con il ruolo di promotore e organizzatore dell'associazione, che si occupa direttamente dell'introduzione delle donne nello Stato, del loro avviamento alla prostituzione, dell'esercizio di un diretto controllo sull'attività e della percezione dei relativi profitti, integra il reato di cui all'art. 416 c.p., commi 1 e 2, in concorso con i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di agevolazione, favoreggiamento e sfruttamento aggravati della prostituzione, anche in assenza di una prova diretta dell'esistenza di un pactum sceleris e di una ripartizione degli utili, essendo sufficiente la dimostrazione di un vincolo di collaborazione persistente, desumibile da elementi quali l'identità di modus operandi, la sistematicità delle condotte, la pluralità dei soggetti coinvolti con ruoli specifici, le modalità di riscossione dei proventi, che denotano una struttura criminale stabile, la cui esistenza può essere accertata anche attraverso il richiamo a precedenti giudicati irrevocabili nei confronti di altri imputati, purché accompagnato dalla valutazione di ulteriori elementi probatori. Il ruolo apicale svolto dall'imputato all'interno del sodalizio, la reiterazione delle condotte, l'assenza di resipiscenza e l'esistenza di precedenti specifici per reati analoghi costituiscono parametri rilevanti ai fini della determinazione della pena, anche in relazione al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.